Tour de France, “l’Inferno in terra da scalare”: il Mont Ventoux
Ci sono diverse montagne che hanno da sempre fatto paura ai ciclisti a causa del percorso irregolare e dalle forti pendenze. Al Tour de France ogni volta che si scala il Mont Ventoux ai corridori salgono brividi di paura e i pedali diventano roventi. Eppure il “Gigante della Provenza” non è tra le vette più alte, né la più lunga ma è la più temuta. Il Mont Ventoux ha da sempre dato l’impressione che voglia “l’anima dei ciclisti” per capire se sono o meno in grado di vincere e di entrare nell’Olimpo delle due ruote a pedali. La storia del Mont Ventoux al Tour de France è storica, ma anche molto tetra. Nel 1967 Tom Simpson, corridore britannico, è crollato al suolo a causa delle temperature elevatissime e della scarsa ossigenazione. L’atleta, poco dopo aver affrontato questo micidiale percorso, è deceduto a causa di un mix letale composto da anfetamine, alcol e disidratazione. Per ricordare questa tragedia, è stata eretta una stele commemorativa dove tifosi e ciclisti si fermano per rendere omaggio.
Altro episodio da ricordare al Tour de France è il crollo di Eddy Merckx poco dopo l’arrivo nel 1970. Persino il “Cannibale” non è riuscito a contrastare le condizioni estreme del Mont Ventoux. Il belga per potersi riprendere è stato costretto a ricevere ossigeno attraverso delle bombole e idratato con acqua e zuccheri. Su questa montagna, come detto, chi vince arriva senza l’anima e solo poco dopo la riavrà. Una vetta spaventosa quanto leggendaria e chiunque vinca qui può definirsi campione. Altro corridore entrato nella storia è Chris Froome: il Keniano Bianco ha dimostrato alla vetta di essere più forte di tutti pagando tutte le condizioni climatiche che il monte ha offerto in quel 2013.
Nel 2016, sempre al Tour de France, altra storia da raccontare è la “Maratona dell’inglese a piedi” a causa di un problema con la bicicletta. Un caldo infernale, tifosi assiepati in strada e una maglia gialla da difendere. Chris Froome ha voluto dimostrare tutta la sua forza, sfidando il Mont Ventoux senza esitazioni. In quella occasione la sua determinazione è stata apprezzata da tutti rafforzando la sua leadership. Ovviamente quel Tour de France è stato vinto dal britannico.
Nel 2021 gli organizzatori della Grande Boucle hanno voluto inasprire la salita del Mont Ventoux: una doppia ascesa che ha scardinato tutte le tattiche. A vincere questa tappa, questa doppia sfida non è stato uno scalatore, ma un ciclocrossista: Wout van Aert. Il belga ha dimostrato a tutti che la vetta può essere soggiogata se si scende a patti con la propria anima e di conseguenza questa non verrà prelevata dalla montagna. Una vittoria che ha scaldato i cuori di tutti elevando la caratura tecnica del ciclista.

Appassionato di ciclismo e amante della Formula 1. Storyteller con l’intenzione di coinvolgere il lettore con storie sportive appassionati e ricche di aneddoti.