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Gli “Esperti” chiedono condanne per “baghi”

Alcuni esponenti dell’“Assemblea degli Esperti” della Repubblica Islamica sono preoccupati ed inquadrano le proteste come fenomeno insurrezionale. Perciò ritengono che la magistratura dovrebbe condannare gli arrestati per “insurrezione armata” (baghi) piuttosto che per “guerra contro Dio” (moharebeh) o per “corruzione sulla terra” (efsad-e fel-arz). Per la prima accusa la pena di morte è certa mentre per le altre due è possibile. La preoccupazione degli esperti sembra essere superflua perché, nostro malgrado, la magistratura finora non ha mai mostrato indulgenza verso gli arrestati. Anche il Presidente iraniano Raisi mostra la sua intolleranza e pur dichiarando che le braccia della Nazione sono aperte a tutti coloro che sono stati ingannati, riferendosi ai manifestanti, aggiunge che non ci sarà misericordia verso i nemici dalla Repubblica Islamica.

In questo clima di intimidazioni le proteste vanno avanti. Per allargare la partecipazione interna e sensibilizzare l’opinione pubblica esterna i gruppi organizzati adottano approcci diversi. Il gruppo “Karaj” parla agli iraniani via Twitter e nella pagina di benvenuto si legge “Ciao e saluti a tutti i nostri compatrioti ovunque nel caro Iran, noi, i giovani di Karaj, ci siamo riuniti qui per liberare la nostra amata patria, l’Iran, dagli oppressori”. Il “Teheran Neighbourhood Youth” e il “Mashhad Neighbourhood Youth” si rivolgono anche a gruppi di sostegno e protesta occidentali esortandoli a divulgare quanto avviene in Iran.

Moneta giù e crisi da embargo

Il “rian” iraniano è in continua discesa e alcune banche lamentano scarsa liquidità. Il presidente Raisi per fronteggiare la crisi della moneta ha nominato Mohammad Reza Farzin al vertice della banca centrale. Da più parti la nomina viene letta come un brancolare nel buio perché non si vede come questo cambio al vertice possa invertire la rotta su cui naviga la banconota iraniana. Le autorità non perdono occasione per far ricadere la colpa sulle proteste in corso, sottovalutando che il problema risiede anche nella politica estera del regime che costringe il paese a subire l’embargo. Questo dura da anni ma gli effetti si fanno sentire ancor di più adesso. A soffrire delle sanzioni sarebbero anche merci non sottoposte ad embargo, come il cibo, che stivate in navi mercantili sono bloccate al largo del golfo Persico.

Scacco matto al regime

Il velo per il regime rimane un dogma e l’annuncio di discussioni in parlamento e tra gli esperti non ha avuto seguito. In merito al copricapo il governatore della provincia del Golestan avrebbe ordinato ai funzionari pubblici di non fornire servizi a quelle donne che non lo indossano correttamente.

Il silenzio del potere centrale e le decisioni del governatore cozzano con il gesto della campionessa di scacchi iraniana, Sarasadat Kademalsharieh, che ha partecipato al campionato mondiale 2022 in Kazakistan senza indossare l’hijab. La federazione scacchistica iraniana ha preso subito le distanze dicendo che non rappresentava il paese quando ha gareggiato alle competizioni internazionali, vi partecipava a proprie spese e liberamente.

Il gesto di Sara, uno “scacco” al regime, segna un punto di non ritorno perché quelle libertà che noi diamo per scontate per lei valgono qualsiasi rischio, compreso quello di non dovere fare più rientro nel suo paese.

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