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Continuano gli scontri tra Israele ed Hamas. Anche i bombardamenti sulla Striscia. Ci sono ancora ostaggi nelle mani delle milizie palestinesi. Le manifestazioni per la loro liberazione si susseguono in Israele dopo oltre 100 giorni di detenzione. A Gaza sono ancora 132 rapiti: 111 uomini, 19 donne e 2 bambini, molti anziani hanno bisogno delle loro medicine. Alcuni vengono dati per morti. E per monitorare la loro situazione e tutto ciò che è ad essi collegato il governo ha nominato il colonnello della riserva Yaron Cohen a capo dell’“amministrazione degli ostaggi e delle persone scomparse”.

Sulla guerra tra Israele ed Hamas la Banca di Israele fa un primo bilancio e stima che tra il 2023 ed il 2025 costerà circa 54 miliari di dollari. Dal 7 ottobre ad oggi sono stati spesi 7 miliardi. La guerra non terminerà a breve lo ha detto anche il PM Netanyahu, passeranno parecchi mesi. Il Governo israeliano ha anche approvato una modifica al bilancio statale di 15 miliardi di dollari (55 miliardi di shekel) di spese aggiuntive dopo oltre 100 giorni di guerra.

Scontri a Gaza

Nel Nord della Striscia le forze specializzate dell’IDF proseguono con la distruzione delle infrastrutture di Hamas ed utilizzano anche unità speciali congiunte. C’è ancora presenza di miliziani di Hamas e della Jihad Islamica. L’attenzione delle forze di Israele e rivolta alla loro individuazione ed annientamento.

Nel Governatorato centrale della Striscia come a sud, a Khan Younis e Rafah, continuano le operazioni di sgombero contro le milizie ancora sufficientemente organizzate. L’IDF fa sapere che in quelle aree vengono ritrovate strutture dedite alla fabbricazione di mortai e razzi e pubblicano le foto sul proprio sito. In Cisgiordania ci potrebbe essere una escalation e una ripresa violenta degli scontri. Hamas chiama a sé i palestinesi della “Giudea e Samaria” (Cisgiordania) per farli unire alla lotta contro Israele. Il ministro della difesa Gallant, molto pragmaticamente, dice che oltre ad essere molto vigli e pronti per ogni scenario bisogna essere consapevoli che una Autorità Palestinese forte non può che rappresentare una garanzia di sicurezza per Israele. Non tutti quelli del governo concordano.

Altri scenari

Non c’è solo la Striscia di Gaza e la Cisgiordania. A nord al confine col Libano dove gli Hezbollah proseguono negli attacchi alle forze dell’IDF la tensione è alta ed aumenta sempre più ogni giorno. Gli Hezbollah Hanno giurato di non fermarsi fino a quando Israele non porrà fine alla guerra a Gaza.

Poi c’è il Mar Rosso dove gli Huthi dello Yemen minacciano le navi in transito attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb. Stati Uniti e Gran Bretagna attaccano le basi dei ribelli yemeniti da dove partono i droni ed i missili diretti contro le imbarcazioni. Si parla già di escalation. C’è da chiedersi se gli attacchi faranno desistere i ribelli dello Yemen. Alcuni analisti sono scettici e dicono che difficilmente si fermeranno anche perché hanno visto crescere la loro fama nello Yemen e ottenuto solidarietà dall’asse della resistenza sostenuta dall’Iran.

E non dimentichiamoci dell’Iraq e della Siria dove l’asse della resistenza fa di tutto per infuocare quelle aree.

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