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di Tina Cioffo

L’ultima relazione della Dia nazionale è chiara: il gioco d’azzardo è sotto il controllo delle mafie come ‘fonte primaria di guadagno e riciclaggio verosimilmente superiore al traffico di stupefacenti, alle estorsioni e all’usura’. Il rapporto investigativo non lascia dubbi ma accanto al versante giudiziario ne esiste uno sociale. La ricaduta del gioco d’azzardo e dei profitti illeciti che questo genera, sulle vite delle persone è tragica. Una volta entrati nel girone infernale della ludopatia si perdono punti di riferimento, famiglie e dignità. Per uscirne il percorso non è semplice ma assolutamente possibile e necessario. È su questo versante che cooperative ed istituzioni sanitarie hanno deciso di mettersi insieme. Il progetto è nato grazie ad un significativo partenariato capeggiato dalla cooperativa sociale ‘Officina dei Talenti’, in prima linea con le cooperative sociali ‘Un Fiore per la vita’, ‘Regina Pacis’, ‘Il Millepiedi’, ‘P.a.s.s’. e l’Asl Napoli 2 nord.

Il progetto si chiama Game Over ed è stato finanziato da Fondazione CON IL SUD per il contrasto delle dipendenze in particolare quella dal gioco d’azzardo. L’idea progettuale si fonda sulla consapevolezza che per offrire risposte adeguate a bisogni complessi, bisogna coinvolgere famiglia e comunità territoriale. Tra le attività messe in campo anche il Gruppo Appartamento Stop and go ad Acerra, comune del Napoletano. Vi convivono quattro persone con dipendenze, il primo ad arrivare dopo un percorso terapeutico individualizzato (Ptri), è stato Generoso, il nome è di fantasia. Ha solo 19 anni ma la vita lo ha già messo duramente alla prova. “Mi hanno dato un’opportunità che non sarà sprecata. Voglio dimostrare di potercela fare, lo voglio fare per me, per mia madre”, dice Generoso mentre mostra orgoglioso i locali dell’appartamento che sarà per qualche tempo casa sua. Nato e cresciuto ad Afragola, ad otto anni giocava a guardie e ladri ma il ruolo che si ritagliava non era quello dell’uomo in divisa. Il papà è in carcere dal 2008 per camorra. “Avvertivo tutte le tensioni anche quando ero molto piccolo, non sapevo esattamente che tipo di vita conducesse mio padre ma sentivo l’inadeguatezza. Lo guardavo, mi guardavo e volevo assomigliargli in tutto. A 10 anni ho cominciato a spacciare droga. Non ho mai capito veramente cosa voglia dire sentirsi al sicuro. Quelli che credevo amici erano in verità tutt’altro ed è stato un primo passo verso la libertà, riuscire a rompere con loro completamente i ponti”.

Ludopatia

Il mondo delle dipendenze Generoso, lo conosce da vicino e non teme di ammetterlo con franchezza. È sveglio e coglie al volo le parole ed i suggerimenti, legge lo sguardo dei suoi educatori e si destreggia nel difficile mondo del cambiamento con convinzione.  “Sentivo il bisogno di un padre e volevo che lui fosse fiero di me. Mia madre l’ho fatta penare, povera donna. Tra il lavoro e gli altri figli non riusciva a starmi dietro e le ho reso la vita più complicata di quanto in realtà non fosse. Spesso è venuta a prendermi di peso per portarmi via da quelle assurde situazioni nelle quali riuscivo ogni volta a cacciarmi. È bello ora abbracciarla con la piena consapevolezza che è contenta di me e lo è anche mio padre. Lui che malgrado tutto non ha mai voluto che io potessi seguire il suo esempio ed è riuscito a dirmelo quando gli ho comunicato di voler ripartire da questa occasione di riscatto. Mi ha detto di non aver avuto scelte, spingendomi ad andare avanti con convinzione perché dei soldi non te ne fai niente se non hai il rispetto per te stesso ed il calore della famiglia”. Mentre Generoso pronuncia queste parole è serio. È un giovane uomo alle prese con il mondo delle emozioni e forse di alcune non ne ha ancora scoperto fino in fondo il valore. La sua vita è segnata dal cambiamento e dall’inevitabile mutamento, questo Generoso lo sa, così come conosce quando è effettivamente avvenuta la svolta.

L’evento traumatico, così come direbbero gli psicologi, è datato. “Era il 13 maggio ed era di martedì, fu la prima volta in cui venni portato davanti ad un giudice. Chiese quale fosse il mio cognome e chi fosse mio padre e senza neppure alzare lo sguardo dai fogli, senza mai guardarmi in volto, mi liquidò dicendomi con una violenza che mai avrei pensato potesse essere racchiusa nelle parole che viste le mie origini avevo sicuramente la carriera assicurata e non sarei morto di vecchiaia. Mi fece male, sentii tristezza, disgusto, paura e rabbia montarmi dentro. Doveva avere il volto buono ed invece mi parve come uno dei tanti aguzzini incontrati. Da quel momento ho capito che la mia vita doveva essere un’altra e che non avrei sprecato alcuna occasione”. Una promessa che ha fatto a se stesso prima che ad altri e Generoso ha tutte le intenzioni di mantenerla. Lavorerà in un laboratorio di pasticceria forse anche per provare di metter un po’ di dolcezza in un mondo che con lui ha sovradosato l’amaro. “Ho imparato che con i soldi puoi sì avere quello che desideri ma se hai un letto dorato e non riesci a sognare, in realtà hai niente”.