Il Decreto Cultura accende lo scontro tra Giuli e Salvini
La maggioranza si scontra sul decreto Cultura, con Lega e FdI pronte allo scontro.
In una contrapposizione che riguarda direttamente i due ministri: Matteo Salvini e Alessandro Giuli.
La miccia viene accesa da un emendamento al provvedimento che è all’esame della commissione Cultura della Camera in prima lettura, in vista della sua conversione.
A presentarlo come primo firmatario è un deputato della Lega, esterno alla Commissione, Gianangelo Bof, vicepresidente della commissione parlamentare per la Semplificazione e componente della commissione Ambiente e Lavori pubblici.
La proposta prevede di svuotare il potere delle Soprintendenze di rendere vincolante il loro assenso all’esecuzione di una serie di interventi su aree tutelate.
Dall’apertura di strade alla posa, ad esempio, di condotte in zone sottoposte a tutela o di cartelli pubblicitari in prossimità di beni paesaggistici.
“Un colpo di mano inaccettabile che rischia di devastare il nostro patrimonio storico e paesaggistico”, protesta l’opposizione che grida allo scandalo e punta l’indice sul ministro delle Infrastrutture Salvini che dalle sue pagine social ha messo il cappello sulla proposta.
“Più semplificazione e meno burocrazia, seguendo la linea del Salva-Casa” lo slogan del partito che vuole affidare ai Comuni l’ultima parola su tutte le decisioni urbanistiche e paesaggistiche che non riguardano i grandi monumenti.
Ma più che dall’opposizione, l’altolà arriva dal ministero della Cultura che in commissione esprime parere negativo, con richiesta di ritiro, sull’emendamento della Lega.
Un gesto clamoroso a cui fa seguito una risposta altrettanto netta:
“Su richiesta di migliaia di cittadini, imprenditori e associazioni la Lega intende proseguire la battaglia per sburocratizzare.
In questo senso il partito di Salvini conferma l’emendamento che ridimensiona il ruolo delle Soprintendenze e sta definendo anche una proposta di legge ad hoc” fanno sapere fonti del Carroccio.
Fra Lega e FdI c’è un vero e proprio braccio di ferro.
Da una parte c’è il pressing di Salvini sugli alleati, dall’altra Giuli, contrario a qualunque ipotesi di modifica contenente la dicitura “parere obbligatorio ma non vincolante delle Soprintendenze“.
Lo scontro ha bloccato i lavori della commissione che si era data questa settimana come tempo per esaminare gli emendamenti in vista della discussione in Aula prevista per la prossima settimana.
Per ora il provvedimento è ancora all’ordine del giorno dei lavori dell’Aula della Camera convocata oggi per la discussione generale sul decreto.