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Ilaria Salis, attualmente detenuta in condizioni critiche in Ungheria, è pronta a correre nelle liste di Avs per le elezioni europee. La notizia è stata riportata in un articolo sull’home page del Foglio, mettendo in luce il dibattito politico e morale che circonda questa decisione.

Secondo quanto riportato dalle fonti di Sinistra italiana e del governo, Salis sarà candidata come capolista del Nord Ovest. Tuttavia, il suo stato di detenzione, considerato una violazione grave dei diritti umani, aggiunge una dimensione etica e politica al suo coinvolgimento nel processo elettorale.

L’idea della candidatura della Salis

L’Alleanza Verdi e Sinistra, in accordo con Roberto Salis, padre di Ilaria, ha difeso questa scelta come una mossa per tutelare i diritti e la dignità di una cittadina europea. L’obiettivo è anche quello di sensibilizzare l’Unione Europea affinché difenda i principi dello Stato di Diritto e riaffermi l’inviolabilità dei diritti umani su tutto il suo territorio.

L’idea di candidare Ilaria Salis si propone quindi come una forma di protesta contro le condizioni incivili di detenzione e come un appello per un rapido intervento delle autorità italiane per ottenere la sua scarcerazione o gli arresti domiciliari.

Inoltre, Europa Verde e Sinistra Italiana intendono portare nel futuro Parlamento europeo iniziative legislative per la salvaguardia dei diritti delle persone coinvolte in procedimenti penali in tutti i paesi dell’Unione.

La candidatura di Ilaria Salis solleva quindi interrogativi etici e politici significativi. Mentre alcuni vedono questa mossa come un atto di solidarietà e una chiamata all’azione per la difesa dei diritti umani, altri potrebbero criticarla come strumentalizzazione politica di una situazione personale delicata.

Nei prossimi giorni è attesa una conferenza stampa per discutere ulteriormente questa decisione e i suoi impatti.

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