In Thailandia l’aborto legale sempre piú vicino, c’è il sì della camera
Bangkok, Thailandia – Nel febbraio 2020 la Corte costituzionale tailandese ordinò una riscrittura parziale della legge contro l’aborto. Tale legge prevedrebbe la legalità dello stesso entro e non oltre le 12 settimane. Con il favore della Camera dei rappresentanti la proposta, se ne seguirà risposta positiva anche dalla Camera alta, sarà approvata definitivamente.
Leggi anche questo – Elezioni USA, Biden in testa: in Georgia il primo senatore afroamericano
Le condizioni attuali sull’aborto in Thailandia
Il processo iniziato il 19 febbraio metteva sotto accusa gli articoli 301 e 305 del codice penale. Infatti, secondo la Corte costituzionale, tali articoli violerebbero i principi della Costituzione dello stato tailandese legati alla libertà personale e alla parità di diritti di genere. Attualmente per la legge è illegale l’aborto con il supporto di terzi salvo poche condizioni:
- Il feto è malato;
- La donna presenta gravi condizioni di salute;
- La causa della gravidanza è uno stupro (solo in presenza di denuncia)
Analizzando la questione stupro, molto frequente nello stato asiatico, i dati rivelano che la stragrande maggioranza delle donne tailandesi che subiscono abusi non ricorrono alla denuncia. Questo porta alla successiva mancanza di possibilità nella richiesta di aborto.
Nel 2010 tutto il mondo parlò dell’eclatante scoperta in un tempio thai, a riguardo: oltre 2 mila feti ritrovati morti all’interno di quest’ultimo. A conferma del fatto che la problematica corrispondente gli abusi sessuali è seria e costantemente presente in Thailandia.
Se la proposta passasse del tutto l’incostituzionalità degli articoli 301 e 305 partirebbe dopo 360 giorni dall’inizio della presentazione, quindi il prossimo 12 febbraio.
Leggi anche questo – La giustizia per Giulio Regeni, forse il più bel regalo del 2020
Accuse di governo sessista e misogino
Il governo tailandese è guidato dal generale Prayuth Chan-o-cha dal 2014. Continuamente contestato, le accuse rivolte al 66enne primo ministro sono da sempre quelle di avallare la formazione di una società sessista e misogina, senza egual diritti per i sessi. In una dichiarazione al New York Times il generale Chan-o-cha ha chiaramente mostrato la sua riluttanza verso la parità di diritti per entrambi i sessi. A suo modo di vedere la società si “deteriorerebbe”.

Tali dichiarazioni portarono ad una delle più recenti manifestazioni contro il governo in questione. La protesta condotta nell’ottobre scorso fu guidata dalla 17enne Rosie Bejrsuwana, studentessa che ha cavalcato l’onda della rivolta femminista. A conferma del pensiero comune sulle metodologie di amministrare il paese ci sono alcune affermazioni della ragazza che fanno chiarezza sulla mission: “Secondo la società thailandese dovrei trascorrere una vita dedicandomi a due unici obiettivi: essere una buona moglie e madre”– si apprende da Il Manifesto – “Tradizionalmente dalle ragazze thai di ogni estrazione sociale ed economica, ci si aspetta solo subordinazione”, conclude Rosalyn.
Leggi anche questo – Miastenia gravis: tutti i dettagli sulla patologia di Gennaro Gattuso
I termini della nuova proposta di legge sull’aborto
A seguito della sentenza della Corte costituzionale e con la consecutiva approvazione de facto della Camera bassa nel dicembre 2020, si delineano tutti i crismi per una legge che va verso le esigenze delle donne della nazione. Fino ad ora la pena per l’aborto illegale costituiva una condanna fino a 3 anni di carcere più una multa. C’è da capire, però, che essendo la Thailandia un paese molto tradizionalista legato ai precetti buddisti – religione, il buddismo, che condanna tra le altre cose anche l’aborto – donne che prendono decisioni legate alla pratica abortiva, vengono tranquillamente additate dai media locali con aggettivi pesanti. Passando così il resto della vita a subire accuse e giudizi di ogni genere.
Con la nuova legge l’aborto sarebbe consentito senza condizioni fino a 12 settimane. Oltre questo periodo varranno le punizioni su descritte: multa e condanna a 3 anni di prigione, salvo se il feto è frutto di stupro (dimostrabile necessariamente con denuncia), se ci sono rischi di salute per la madre o se il bambino non è sano.
Leggi anche questo – Attacco in Niger da parte degli estremisti islamici provenienti dal Mali
La proposta dell’opposizione

Il Movimento in Avanti, che rappresenta una opposizione anti militarista, progressista e socialdemocratica, ha altresì proposto condizioni differenti per il disegno di legge, poi rigettate. Si trattava di una richiesta volta ad eliminare la dicitura “donne” con quella di “individui”, dando pari opportunità di concezione alla comunità transgender. Inoltre la proposta del partito, il cui leader è il 40enne Pita Limjaroenrat, chiedeva anche un prolungamento della decisione dell’aborto a 24 settimane. Richieste orientate a riconoscere la pratica abortiva come una questione di diritti umani e di autodeterminazione.
Leggi anche questo – Servizio Civile, Comune: bando per 177 giovani
Dati al 2019
La ricercatrice Sulaiparn Chonwilai, vicina al gruppo femminista Tam Tang, ha dichiarato che circa il 20/30% delle donne thailandesi hanno provato ad abortire oltre la 12° settimana.
Nella fattispecie i dati dell’incremento veloce delle gravidanze in età precoce preoccupano: al 2019 sono nati in Thailandia 63.875 bambini da ragazze di età inferiore ai 20 anni. 2.190 di questi da donne minori di 15 anni.
Leggi anche questo – Scuola, chi torna e con quali modalità