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Sul versante delle manifestazioni si continua registrare una fase di stallo in larga parte dell’Iran. La protesta è meno vistosa. Anche se meno raccontata e meno presente sui vari media comunque cammina sottotraccia.

Tuttavia nelle provincie del Sistan e Belucistan, nel Sud Est del paese, si registrano sempre importanti manifestazioni. In queste regioni i dimostranti trovano il sostegno continuo del religioso sunnita Abdol Hamid. Questi per il suo carisma religioso e per la posizione che occupa viene visto come leader dei sunniti iraniani in maggioranza curdi e baluci. Il regime ha più volte tentato di farlo desistere dal muovere critiche verso il potere centrale ma non ha ottenuto i risultati sperati. L’arresto di un religioso a lui molto vicino e l’incremento della presenza delle forze di sicurezza nella città di Zâhedân e nelle provincie hanno generato ulteriori tensioni e potrebbero ulteriormente incrementarle. Il faccia a faccia tra regime e Abdol Hamid è sempre più acceso.

I riformisti discutono

In Iran comunque c’è un dibattito aperto tra i pragmatici riformisti che avvertono il divario tra il regime e la popolazione, le due entità che si fronteggiano da tempo. I riformisti pensano che per ricucire il divario creatosi tra l’élite al potere ed il popolo bisogna fare delle concessioni. Anche l’ex presidente iraniano Khatami chiede al governo di ascoltare il popolo per impedire un cambiamento rivoluzionario.

In contrapposizione ai riformisti c’è chi, gli ultra intransigenti, spinge per ulteriori restrizioni. Alcuni membri conservatori del parlamento e organi del regime hanno avanzato una proposta di legge per limitare la libertà di parola all’interno della repubblica islamica. Il disegno di legge si rivolge soprattutto a personalità di spicco della società iraniana che in virtù della loro influenza politica, sociale, militare o culturale godono di un certo seguito anche attraverso i social.

La norma è studiata per condannare chi, approfittando della posizione di rilievo che occupa, diffonde dichiarazioni critiche contro il regime. Se il progetto di legge venisse approvato l’accusa sarebbe di “corruzione sulla terra”. Tale colpa, secondo le leggi iraniane, è punibile con la morte. La discussione è aperta in parlamento ma le critiche si lavano anche da parte di alcuni esponenti conservatori.

Il popolo pensa ad un nuovo Iran

Un recente sondaggio condotto a dicembre ‘22 dall’istituto indipendente olandese GAMAAN riporta come gli iraniani vedono le proteste nate nel 2022. Sono stati intervistati 200.000 iraniani, 157.000 all’interno dell’Iran e 42.000 all’esterno in 130 paesi. Alla domanda “Repubblica islamica: sì o no? è emerso che l’81% degli interpellati all’interno del paese è contrario alla Repubblica Islamica, il 15% è favorevole ed il 4% incerto. Sulla stessa questione il 99% degli iraniani intervistati all’estero è contrario. Tra i no, sia interni che esterni, c’è varietà sul tipo di alternativa all’attuale regime in caso di referendum e si va dalla repubblica presidenziale (28-32%), repubblica parlamentare (12-29%) e monarchia costituzionale (22-25%). Altre questioni sono state poste ed è indicativo il fatto che il 60% degli interpellati interni è favorevole per un cambio di regime e lo pone come premessa per qualsiasi altro cambiamento. 

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