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Gli americani, che facevano una certa fatica a tenere compatto il fronte dei paesi occidentali, hanno convinto i tedeschi a fornire i Leopard II all’Ucraina, promettendo essi stessi di fornire i famigerati carri Abrams. Con l’avallo di Berlino anche altri paesi europei potranno inviare a Kiev i propri Leopard. Tra Abrams americani (31), Challenger Inglesi (14) e Leopard dei paesi europei (80) Kiev riceverà un numero sufficiente di mezzi per costituire 4 battaglioni carri ucraini. Equipaggi ucraini sono già in Inghilterra per seguire l’addestramento all’impiego dei Challenger 2.

È opinione comune che la fornitura di questi mezzi non cambierà la guerra ma rappresenta una svolta politica di cui Mosca avverte l’importanza e perciò l’ha subito stigmatizzata.

Il numero di carri è inferiore a quelli che chiedeva il Presidente Zelensky. Il loro impiego è importante perché possono distruggere altri carri armati, hanno migliore capacità di protezione e sono in grado di sostenere operazioni combinate.

Il Presidente ucraino chiede a gran voce anche missili a lunga gittata e aerei che consentirebbero di colpire, pur all’interno del territorio occupato, obiettivi più in profondità. Per i caccia F16 il Presidente Biden ha detto no, per i missili è più possibilista. Il timore degli USA è che gli aerei potrebbero essere usati per azioni sul territorio russo e ciò potrebbe portare ad un’escalation indesiderata.

Finora c’è stata una certa lentezza nel fornire le armi promesse all’Ucraina e ciò, secondo analisti, avrebbe limitato alcune iniziative di Kiev sul campo.

Un anno di guerra

l’Istituto per lo studio della guerra, analizzando l’andamento del conflitto in Ucraina dal giorno dell’invasione ad oggi, individua tre fasi: nella prima fase (febbraio-luglio ’22) c’è stata l’iniziativa russa che è culminata con la presa di Severodonetsk e Lisychansk; la seconda fase (agosto-novembre ’22) è stata caratterizzata dalle controffensive ucraine culminate con la liberazione di Kharkiv e di Kherson occidentale; la terza fase, di stallo (dicembre ’22 – febbraio ’23) si contraddistingue per una guerra di posizione e limitati scontri diretti sul terreno in alcune aree. Tra queste c’è l’area di Bakmut dove i russi hanno preso, dopo mesi, la città di Soledar e stanno continuando l’offensiva sulla prima città.

La richieste di armi da parte di Kiev è stata una costante e la fornitura di queste, o parte di esse, è avvenuta nel tempo. I carri richiesti a maggio 2022, autorizzati a febbraio di quest’anno, arriveranno in Ucraina a fine marzo se non oltre. Viene valutato che forse saremmo in una fase diversa della guerra se questi mezzi, unitamente ad altre armi richieste, fossero già da tempo nella disponibilità di impiego di Kiev. Le truppe ucraine avrebbero potuto proseguire con delle controffensive invernali sullo slancio di quelle autunnali di Kharkiv e Kherson. Ogni tentennamento e ritardo nella consegna delle armi avvantaggia i russi. Infatti il Cremlino ne sta approfittando per riorganizzare il comando e controllo in Ucraina e per rinforzare i propri dispositivi offensivi e difensivi in previsione di una offensiva primaverile che tutti, compreso gli ucraini, hanno pronosticato.

La Russia continua ad aumentare la produzione interna. Aumenta la collaborazione con Corea del Nord e Iran rifornendosi di armi. Questo dimostra che, come dichiarato dal segretario della NATO, non ci sono segnali che Mosca si prepari per la pace. Gli indicatori vanno in senso contrario ovvero verso una guerra di lunga durata.

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