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Sarà un lungo lunghissimo cordone umano quello che venerdì 20 maggio alle 19 circonderà piazza Amendola e le strade limitrofe. Lo scopo è accendere i riflettori sul problema sicurezza che da mesi attanaglia l’intera zona.
L’iniziativa, nata da un gruppo di genitori, si pone l’obiettivo di chiedere sia alle istituzioni preposte quanto ai vertici delle forze dell’ordine che siano messe in campo tutte le azioni possibili per arginare il fenomeno delle gang che, soprattutto nel week end, si accaniscono contro i ragazzi che si riuniscono pacificamente nel piazzale che si affaccia su via Carducci dove sorge il liceo Umberto.
L’appuntamento “ai muretti” è oramai un must per i ragazzi dei licei non solo di Chiaia, il che rende il problema trasversale a gran parte della città.
Gli studenti napoletani, infatti, si riuniscono qui per passare le loro serate, e godere del sacrosanto tempo libero così a lungo negato dalla pandemia. Ma, lo testimonia la cronaca dei giornali, troppo spesso le serate si concludono nel peggiore dei modi: i ragazzi diventano vittime di bande di malviventi arrivati per provocare, armati di tirapugni, pronti a sferrare botte per uno sguardo di troppo, per un motorino da spostare, per la scusa più banale.
“Salvate i nostri figli, è ciò che chiediamo. Il problema da affrontare – dicono gli organizzatori – è duplice: da una parte tutelare i giovani dall’onda della violenza, spesso gratuita. Occorre, crediamo, mettere in campo politiche sociali, che coinvolgono tutti gli attori della educazione e crescita delle nuove generazioni, chiedendoci perché un adolescente si scaglia con brutalità contro un coetaneo e come possiamo essere di aiuto”. Ed ancora, si legge in un comunicato,
“occorre aumentare la sorveglianza, e se necessario anche la presenza delle forze dell’ordine perché evidentemente le telecamere non sono il deterrente migliore, visto che tutto avviene nonostante gli occhi elettronici puntati sulla piazza. Crediamo che sia importante la partecipazione di tutti i genitori, e di tutti coloro che possono far sentire la nostra voce”, concludono i promotori del flash mob.