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In Emilia-Romagna, l’impegno per il rispetto del diritto al fine vita prosegue con la conferma delle disposizioni della delibera di Giunta del 5 febbraio.

La Giunta regionale, integrando la sua precedente decisione, rafforza le motivazioni e ribadisce l’approccio delineato per garantire il diritto del paziente a seguire la sentenza della Corte costituzionale.

Particolare enfasi viene posta sul ruolo del Comitato regionale per l’etica nella clinica (Corec).

Sin dal febbraio 2022, la Regione ha sottolineato che l’organo collegiale richiesto dalla Corte Suprema per consultazioni etiche, e cruciali per tutelare i soggetti vulnerabili nel contesto del suicidio medicalmente assistito, debba essere un comitato specifico per l’etica nella clinica, esteso su tutto il territorio regionale, anziché i Comitati etici territoriali (Cet).

La Giunta regionale ribadisce che le strutture del servizio sanitario pubblico devono già oggi conformarsi alla sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale sul fine vita.

Questo per garantire al paziente che ne faccia richiesta il diritto al suicidio medicalmente assistito, nei limiti stabiliti dall’Alta Corte, e nel rispetto rigoroso dei criteri definiti.

In Emilia-Romagna è quindi confermato che il Comitato per l’etica nella clinica, precedentemente istituito presso l’Asul-Ircss di Reggio Emilia, e ora riconosciuto con valore regionale (Corec), sarà l’organo consultivo terzo per le richieste di suicidio medicalmente assistito, assicurando uniformità di valutazione su tutto il territorio.

I criteri per il fine vita stabiliti dalla Corte

I criteri stabiliti dalla Corte sono stringenti, al fine di evitare qualsiasi arbitrio: il paziente deve essere affetto da una patologia irreversibile che provochi sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, deve essere sottoposto a trattamenti di sostegno vitale e deve essere pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.

“L’attesa di una legge nazionale su un argomento così delicato e importante”, sottolinea l’assessore alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini, “non ci fa venir meno al nostro impegno nell’adempimento di quanto richiesto dalla Corte Suprema. Abbiamo rafforzato le nostre motivazioni, evidenziando tutti i passaggi giuridici che supportano questa posizione. È importante ricordare che le Regioni sono chiamate a seguire quanto stabilito dalla Corte. Era nostro dovere predisporre il sistema sanitario per adempiere a questo obbligo nel modo più adeguato possibile, come richiesto anche dal Ministero della Salute”.

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