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di Giuseppe Esposito

Le forze sul campo di battaglia vengono affidate alla direzione di comandanti che in base alle situazioni adattano i dispositivi per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, trasformando la strategia in tattica.
In Ucraina su questo piano si confrontano e scontrano i due generali responsabili delle operazioni, l’ucraino Valerii Zaluzhny e il russo Alexander Dvornikov (foto da fb). Utilizzando fonti ufficiali, che sono sempre povere di informazioni, e fonti aperte, si è cercato di farne un breve profilo.

Zaluzhny
Nato 49 anni fa a Novohrad-Volynskyi, città dell’oblast di Zytomyr, dal 27 luglio 2021 è comandante in capo delle Forze Armate ucraine. Si è arruolato quando l’Ucraina non era più parte dell’URSS ormai disciolto.
Nel 1997 si diploma con lode all’ “Accademia Militare di Odessa”, nel 2007 si laurea, con medaglia d’oro, presso l’“Accademia Nazionale di Difesa dell’Ucraina” e nel 2014 frequenta l’“Università della Difesa Nazionale Ivan Cherniakhovskyi” classificandosi primo.
Percorre la carriera prestando servizio nelle unità dell’esercito ucraino, dove affina le sue capacità di comando guidando unità di livello plotone, compagnia, battaglione e reggimento per poi passare ad unità complesse. Ad incarichi operativi e di formazione, alterna periodi di impiego come ufficiale di staff presso alti comandi.
La sua formazione militare si discosta dai canoni classici di preparazione ispirati alla dottrina Sovietica e del Patto di Varsavia con cui sono stati istruiti schiere di ufficiali e sottufficiali ucraini prima di lui.
Zaluzhny ha già combattuto contro i russi durante la guerra del Donbass e da quel periodo, non positivo per l’esercito ucraino, ha tratto insegnamenti che si stanno mostrando utili in questa guerra. Ha partecipato inoltre ad attività addestrative con le forze armate USA ed Inglesi da cui ha appreso l’impiego di nuovi sistemi d’arma e tecniche di comando e controllo. Tra le innovazioni che ha apportato nelle forze armate ucraine c’è quella di avere introdotto la responsabilità decisionale ai livelli più bassi della catena di comando, discostandosi ulteriormente dalla concezione dottrinale dell’ex Unione Sovietica dove le decisioni, anche semplici, sono rimandate ad uno o due livelli superiori e oltre.
Forte è stato il suo impegno, prima dello scoppio della guerra, nella modernizzazione delle forze armate per avvicinarle e renderle capaci di operare con le forze della Nato. È soprannominato “Iron Man”, non ama mettersi in mostra ed ha finora evitato le luci della ribalta.

Dvornikov
Classe 1961 è nato a Ussurijsk, città dell’Estremo Oriente (Siberia). È entrato nell’allora esercito sovietico frequentando la scuola militare “Ussurijsk Suvorov”, dove si diploma nel 1978. Completa il ciclo di studi frequentando prima il “Moscow High Command Training School” uscendone nel 1982 e, successivamente, dopo aver prestato servizio nel distretto militare dell’Estremo Oriente, si laurea all’ “Accademia Militare di Frunze” nel 1991. Ultimo tassello nella formazione è la frequenza dell’“Accademia Militare di Stato Maggiore” nel 2005. Una sua insegnante dell’accademia ha detto di lui che studiava e si impegnava il triplo degli altri ed aiutava sempre i compagni.
La carriera militare di Dvornikov è una continua ed ininterrotta ascesa dalla base fino a giungere ai vertici della difesa. Da prassi inizia l’impiego in unità operative semplici per passare a quelle più complesse, dove ricopre tutti gli incarichi di comando previsti nel grado. Ai periodi di comando alterna attività di staff (stato maggiore) nelle GU-Grandi Unità operative e negli Alti Comandi Centrali.
Viene soprannominato “macellaio” sin dai tempi della seconda guerra cecena, nel 2015 assume il comando delle forze armate russe in Siria e l’appellativo viene confermato come “macellaio della Siria” per la sua spregiudicatezza nella conduzione delle operazioni e per il trattamento nei confronti dei civili. Sette settimane dopo l’invasione russa dell’Ucraina viene nominato da Putin come Comandante unico dell’“Operazione Militare Speciale”. La sua nomina è stata letta da più parti come l’intenzione del presidente russo di continuare questo conflitto adottando pratiche e tecniche di combattimento diverse da quelle utilizzate finora e per mettere le forze impegnate sotto un unico comando. A Dvornikov, che è espressione della “dottrina sovietica” spinta all’estremo, vengono comunque attribuite capacità di comando, controllo e coordinamento elevate con forte e spinto senso “combat”. Con lui per i russi la guerra in Ucraina entra in una nuova dimensione.

I due generali si confronteranno sul terreno, mettendo in atto visioni diverse di tattica, di combattimento, di impiego delle risorse umane, di comando e controllo. I due saranno guidati da dottrine, esperienze fatte e convinzioni personali differenti: spregiudicatezza, forza bruta, conservazione e accentramento, contro scrupolosità, ragionevolezza, innovazione e decentramento.
Ognuno dei due ha proprie peculiarità che sarebbe bello non doverle vedere in campo ma questo allo stato attuale sarà poco probabile.